Blanco M, Hernández MT, Strauss KW, Amaya M.
Prevalence and risk factors of lipohypertrophy in insulin- injecting patients with diabetes.
Diabetes Metab. 2013;39(5):445-53.
Lo studio di Blanco et al. è stato condotto su 430 pazienti ed ha concluso che una corretta rotazione dei siti di iniezione è un fattore critico nella prevenzione delle lipoipertrofie, che è associata ad una ridotta variabilità glicemica, ipoglicemia, consumo di insulina e costi. Blanco et al. hanno dimostrato che circa due terzi (64%) delle persone in terapia insulinica sviluppa lipoipertrofie o la formazione di tessuto adiposo sottocutaneo in siti in cui l’insulina è stata iniettata ripetutatemente. I risultati dello studio mostrano che il 39,1% dei pazienti con lipoipertrofie hanno avuto ipoglicemie inspiegate rispetto al 5,9% dei pazienti senza lipoipertrofie e il 49,1% dei pazienti con lipoipertrofie hanno presentato variazione glicemica, rispetto al 6,5% senza. Le strategie terapeutiche e di prevenzione per le lipoipertrofie includono la rotazione dei siti ad ogni iniezione e il non riutilizzo degli aghi (1). L’ago si danneggia dopo il primo uso e il riutilizzo può danneggiare il tessuto cutaneo.
Durante lo studio di Blanco et al. è stato osservato che la presenza di lipoipertrofia è legata al riutilizzo dell’ago, con una tendenza alla crescita man mano che l’ago viene riutilizzato più volte. In accordo con uno studio epidemiologico europeo sulla tecnica di iniezione, il rischio di lipoipertrofia in coloro che riutilizzano gli aghi è il 31% più alto rispetto a coloro che non riusano (2).
I risultati di Blanco et al. dimostrano che il 98% dei pazienti con lipoipertrofia non ruotava i siti di iniezione o ruotava in maniera errata, mentre solo il 5% di coloro che ruotavano correttamente hanno mostrato lipoipertrofia (2).
A causa della variabilità dello spessore del tessuto sottocutaneo, la rotazione dei siti in un’area di iniezione ampia fa aumentare il rischio di iniezione intramuscolare. Tuttavia, anche iniettando a 90° senza pizzico, l’uso di un ago corto (4 mm) riduce il rischio di iniettare nel muscolo, senza far aumentare il riflusso dell’insulina (3). L’uso di un ago da 4mm è adatto a pazienti adulti in terapia insulinica, indipendentemente dal BMI (4) così come a bambini e adolescenti (5) (anche se potrebbe essere necessaria una plica). I pazienti hanno riportato esperienze di iniezioni meno dolorose (6), che possono quindi migliorare l’accettazione della terapia, il comfort psicologico e la qualità di vita.
Lo studio ha anche evidenziato che le persone con lipoipertrofie usano più insulina in quanto la crescita del tessuto agisce come barriera. I pazienti consumano in media 15 unità in meno al giorno in assenza di lipoipertrofia, che, per un sistema sanitario come quello Spagnolo, può portare ad un risparmio, sia per i pazienti che per gli operatori di €122M.
1. Frid A et al New injection recommendations for patients with diabetes, Diabetes & Metabolism 36 (2010) S3-S18.
2. Strauss K, De Gols H, Hannet I, Partanen TM, Frid A. A pan-European epidemiologic study of insulin injection technique in patients with diabetes. Practical Diabetes International 2002, 19: 71-76.
3. Birkebaek N, Solvig J, Hanson B, et. al. A 4 mm needle reduces the risk of intramuscular injections without increasing backflow to skin surface in lean diabetic children and adults. Diabetes Care 2008:31(9):e65.
4. Laurence J. Hirsch, Michael A. Gibney, John Albanese, Shangkang Qu, Kenneth Kassler-Taub, Leslie J. Klaff, Timothy S. Bailey, Comparative glycemic control, safety and patient ratings for a new 4mm x 32G insulin pen needle in adults with diabetes. Current Medical Research & Opinion, Vol. 26, No. 6, 2010, 1531-1541.
5. Lo Presti D, Ingegnosi C, Strauss K. (2012) Skin and subcutaneous thickness at injecting sites in children with diabetes: ultrasound findings and injecting recommendations. Pediatr Diabetes. Nov, 13 (7): 525-33.
6. Hirsch LJ, Gibney MA, Albanese J, et al. Comparative glycemic control, safety and patient ratings for a new 4 mm x 32G insulin pen needle in adults with diabetes. Curr Med Res Opin. 2010; 26 (6): 1531–1541.