La crisi economica costringe il circa il 20% degli Italiani a rinunciare alle cure primarie, tanto che una persona su cinque rimanda esami diagnostici e controlli clinici per non essere in grado di affrontarne le spese. In una nazione come l’Italia, dove il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è sottoposto a critiche sempre maggiori e dove la popolazione risulta fra le più insoddisfatte, la crisi economica ha condizionato un ulteriore momento di criticità.
Liste di attesa, affollamento ospedaliero e inadeguatezza delle strutture: sono questi i punti sui quali la popolazione italiana pone l’accento circa la valutazione del proprio SSN. A confronto con altri 10 paesi sui grandi temi d’attualità sanitaria, quali la valutazione del proprio sistema sanitario e la qualità delle cure, l’accesso alle cure e l’invecchiamento della popolazione, le nuove tecnologie e la prevenzione, è stato realizzato uno studio che ha coinvolto Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Svezia, Polonia, Austria, Stati Uniti, Spagna e Repubblica Ceca. È stato rilevato che in Italia gli effetti della crisi globale hanno già costretto una persona su cinque a rinunciare o rimandare cure mediche necessarie o consigliate: soprattutto esami strumentali, interventi chirurgici, visite odontoiatriche o oculistiche. Dallo studio emerge che il 70% circa dei cittadini italiani non è soddisfatto del SSN. Il dato ci fa raggiungere il secondo posto della classifica internazionale fra le popolazioni che registrano maggior malessere rispetto ai servizi sanitari nazionali, subito dopo i polacchi (82%), mentre l’Austria è risultato essere il paese in assoluto più soddisfatto del proprio sistema sanitario (86%), seguita da Gran Bretagna e Spagna che registrano il 72% e il 69%, rispettivamente, di giudizi positivi.
I tempi d’attesa sono ritenuti da circa il 60% degli italiani il maggior problema ed inoltre, quasi l’80% non è soddisfatto di come ci si occupa di anziani e persone non autosufficienti.
Nell’ambito della prevenzione, l’Italia appare come il fanalino di coda tra i Paesi coinvolti nell’indagine: sono infatti solo circa il 20% i cittadini che dichiarano di aver effettuato di propria iniziativa un controllo clinico generale nel corso degli ultimi 5 anni ed un programma di prevenzione vitalizio rimane praticamente sconosciuto: l’80% degli italiani infatti, non ne è a conoscenza. Oltre la metà degli intervistati usa la Rete per cercare informazioni di carattere sanitario, ma la relazione personale con il Medico è un aspetto fondamentale per un italiano su due: per questo è diffuso il timore che l’utilizzo delle nuove tecnologie possa condizionare negativamente la relazione umana fra Medico e Paziente.
Al contrario, sono valutati bene da oltre l’80% degli intervistati i dispositivi e i sistemi di sorveglianza a distanza, come il braccialetto elettronico o il rilevatore di caduta, per la cura degli anziani. Infine, sono molti coloro che si dichiarano disposti a viaggiare per affrontare interventi o seguire terapie: gli Italiani (oltre il 60%) sono fra i cittadini europei che più ricorrono a trasferte di lungo raggio per beneficiare di cure specialistiche.
In una Nazione avanzata la Salute è un bene primario che, insieme all’Istruzione ed alla Ricerca, costituisce la pietra angolare su cui fondare il proprio vivere civile ed il proprio progresso culturale, economico e sociale e, in questo, la lotta contro il dolore rappresenta a sua volta, nella cura della Salute pubblica, uno dei momenti più alti e significativi.
Stefano Coaccioli
Editor in chief