RIASSUNTO
La patologia infiammatoria pelvica (PID, pelvic inflammatory disease), è una tra le più comuni condizioni ginecologiche che causano dolore pelvico cronico e colpisce prevalentemente donne giovani e in età fertile, sessualmente attive, in una fascia di età prevalentemente compresa da quindici a ventinove anni.
Questa rassegna mira a sintetizzare l’eziologia, la valutazione del dolore e la prevenzione della patologia infiammatoria pelvica in correlazione alla PID, mettendo in evidenza l’importanza della prevenzione e dell’educazione nei comportamenti sessuali, soprattutto in ambito territoriale.
La promozione della salute, la riduzione del rischio e la prevenzione delle malattie sono concetti fondamentali ed attività essenziali nella pratica di infermieristica avanzata, considerando tali come parte integrante della pratica nelle cure primarie, ed educando così le donne al riconoscimento precoce del sintomo per ridurre il rischio ed evitare i danni conseguenti nelle attività di vita quotidiana. La salute delle donne, la gestione del dolore e la consapevolezza pubblica e professionale sono aspetti di grande rilevanza in ambito sia sanitario sia sociale, dove l’obiettivo principale è educare ad un sano comportamento sessuale ad ogni età.
PAROLE CHIAVE: dolore pelvico cronico, donne, patologia infiammatoria pelvica.
Ricevuto il 16 marzo 2016
Accettato dopo revisione il 17 aprile 2016
Pain Nursing Magazine 2016; 5: 44-46
DOI: 10.19190/PNM2016.1ra44
Autore: ysadmin
Il dolore in Italia: note 2015
Ci sembra interessante chiudere quest’anno di lavoro con un riassunto su quattro punti che riteniamo importanti sullo stato dell’arte del dolore in Italia e su iniziative in progress che prenderanno corpo nel prossimo immediato futuro.
• La relazione tenuta recentemente in Parlamento circa lo stato di applicazione della Legge 38 documenta come questa sia largamente disattesa in molte parti d’Italia. Seppure con sostanziali differenze fra nord e sud del Paese, sono comunque ancora troppe le zone nelle quali della Legge si conosce ancora poco e la sua applicazione è diffusa ancor meno.
• È stata inviata a una rivista internazionale la prima survey italiana sul dolore cronico. Il Narni Pain Study infatti rappresenta il primo e il più consistente studio epidemiologico sul dolore cronico mai realizzato in Italia. Se ancora è prematuro illustrare i dati raccolti, si può rivelare che lo studio ha coinvolto oltre 8.000 persone con una response rate pari a circa il 16%, con oltre 1340 questionari restituiti. Per fare un paragone, la European Survey “Pain Europe” pubblicata nel 2005, stimava e calcolava i valori relativi al dolore cronico in Italia su di un campione non superiore a 300 individui.
• Una segnalazione molto preoccupante viene dall’aver rilevato come il dolore post-operatorio sia ancora poco attentamente valutato e, di conseguenza, poco correttamente trattato. Ciò sottolinea la necessità di lavorare ancora sul piano della formazione e dell’informazione a tutti i livelli.
• Segnali positivi, al contrario, vengono dagli Infermieri. Questo journal raccoglie sempre maggiori consensi e un sempre più ampio bacino di lettori: segno che gli argomenti trattati sono particolarmente avvertiti come importanti dai nostri Infermieri nell’ambito della loro formazione permanente. A questo proposito, l’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore, insieme alla Fondazione Paolo Procacci e a Pain Nursing Magazine si sono fatti promotori di iniziative di formazione in diverse parti d’Italia e, nello stesso tempo, stanno pianificando un piano nazionale di formazione che vuole essere tanto attento alle necessità delle singole zone quanto capillare nella diffusione del percorso formativo.
L’editoriale dell’ultimo numero 2015 si è chiuso con l’auspicio, dal Comitato Editoriale e dall’Editor, che il nuovo anno sia felice e proficuo per tutti i nostri lettori, le loro famiglie, i loro affetti più cari e per tutti i nostri pazienti.
Stefano Coaccioli
Editor in chief
Potenziare il Nursing per una sanità sempre più efficiente
L’importanza del Nursing – nella sua figura dell’Infermiere Professionale Italiano – è stata più volte sottolineata negli editoriali di PNM, anche e soprattutto alla luce di un modello di assistenza sanitaria ospedaliera in costante evoluzione. Il moderno Nursing richiede oggi una preparazione post-diploma a livello universitario, una eccellente organizzazione nella struttura ospedaliera, una grande aderenza a protocolli standardizzati di assistenza e di cura, una particolare attenzione alla popolazione in degenza ordinaria in rapido cambiamento – vedi l’aumento dell’età media dei pazienti, la complessità dei singoli casi clinici, il “ritorno” di patologie infettive considerate desuete, il sempre maggiore ricorso a tecnologie avanzate di diagnosi e cura.
La domanda cruciale che si pone alla nostra attenzione, dunque, è se il sistema nazionale del Nursing italiano attuale, nel suo complesso, sia in grado di fornire risposte adeguate ed altrettanto proporzionati riscontri attuativi.
Il primo punto d’interesse è fornito da una sempre maggiore richiesta di personale infermieristico laureato. A fronte di una domanda in costante crescita, le disposizioni del Governo centrale (spending review) e delle singole Regioni (piani di rientro e di contenimento della spesa) pongono un freno significativo all’incremento del numero degli Infermieri reclutati, sia per concorso sia per avviso temporaneo. Ciò si traduce in una sperequazione fra il fabbisogno e la richiesta, con ovvie conseguenze in termini di carico di lavoro, di rapporto pazienti/infermieri, di capacità di realizzare setting assistenziali moderni, efficaci ed efficienti.
Il secondo punto è rappresentato dalla distribuzione delle forze: in altri termini, dall’organizzazione interna di una singola Azienda Ospedaliera/Universitaria e, al loro interno, di ogni specifica struttura assistenziale, dalle quali conseguono un’ottimale utilizzazione delle risorse umane. Su questo piano si rilevano ancora marcate differenze non solo fra singole Regioni, ma anche all’interno di uno specifico territorio, con le conseguenze ricordate poco sopra.
Il terzo punto è dato dalla capacità e dalla volontà di organizzare e di integrare l’assistenza intramuraria con quella territoriale. A prescindere dalla ricordata necessità di personale infermieristico, in termini puramente numerici, molto si gioca sulla possibilità di una reale integrazione ospedale-territorio anche e soprattutto sul piano infermieristico (vedi l’assistenza domiciliare), a maggior ragione alla luce di quei cambiamenti demografici nella popolazione a cui si accennava in apertura.
Se si vuole che l’Italia mantenga, e migliori, la propria posizione di leader nell’assistenza sanitaria pubblica – come le maggiori indagini hanno confermato nel corso degli ultimi anni – deve essere compiuto ogni sforzo possibile per rendere il Nursing italiano sempre più efficace, perché è proprio l’assistenza infermieristica uno dei punti centrali che rendono, con una sanità efficiente, un Paese moderno ed eticamente avanzato.
Questo Editoriale non può ritenersi concluso senza segnalare, purtroppo, due note particolarmente dolorose e tristi. E’ venuto a mancare il Professor Antonio Gatti, stimatissimo e prestigioso Collega Terapista del Dolore dell’Università di Tor Vergata in Roma, nonché componente il Comitato Scientifico di PNM e carissimo Amico di tutti noi. La Dottoressa Manuela Rebellato, del Policlinico Molinette in Torino e Componente il Comitato Editoriale Nursing di PNM, ha subito un tragico lutto nella perdita dell’amatissima nipotina Cristiana. Tutta la Redazione di PNM si stringe intorno alla Famiglia Gatti e a Manuela con un forte abbraccio, nella affettuosa condivisione del loro dolore.
Stefano Coaccioli
Editor in chief
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