The provision of pain education in undergraduate medical schools across Europe: the Italian perspective

A poor understanding of pain medicine by doctors and nurses significantly hinders optimal pain management. Limited evidence suggests that undergraduate pain education in medical schools is often inadequate, but this has not been comprehensively assessed in Italy. The Advancing the Provision of Pain Education and Learning (APPEAL) study, guided by an expert taskforce of pain and education specialists under the leadership of the European Pain Federation (EFIC®), is a Europe-wide review of pain education in all undergraduate medical schools in 15 countries. These findings have informed recommendations by the APPEAL Taskforce on improving undergraduate pain education. Here, we compare data on pain education between Italian medical schools and those in other European countries.
Abstract, 37th Congress of the Italian Association for the Study of Pain, Stresa, May 22-24, 2014.

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L’educazione terapeutica: educare per curare meglio

RIASSUNTO
L’evoluzione dei rapporti curanti-paziente, con l’evidenziazione e l’affermazione di un nuovo ruolo del paziente relativo ai suoi diritti di poter scegliere cosa è meglio per lui, ha portato a un nuovo livello bioetico di fondo che si riflette in nuovi modi di concepire e stabilire i rapporti tra chi cura e chi riceve le cure.
Il Consenso Informato rappresenta certamente l’espressione del diritto di ogni uomo di poter compiere una scelta relativa al proprio corpo e alla propria persona, ma spesso queste scelte richiedono un livello di competenza non sempre accessibile a tutti. L’Educazione Terapeutica, all’interno del rapporto paziente-curanti, diventa perciò parte integrante del percorso di cura, sia come obiettivo per tutelare il diritto a decidere della persona, sia come strategia per facilitare la sua partecipazione attiva.

Parole chiave: educazione terapeutica, relazione di cura, cronicità

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Le reti di Cure Palliative: dalla teoria alla pratica

RIASSUNTO

Il campo di applicazione della medicina palliativa nel corso degli ultimi due decenni ha acquisito un significato più ampio e la Hospice theory si è evoluta in un paradigma più completo di “terapia di supporto”. Il tipo di Paziente inoltre non contempla più, solamente, il malato di cancro in fase terminale, ma anche chi è affetto da altre patologie inguaribili e progressive (BPCO terminale, insufficienze cardiovascolari, metaboliche, ecc.). I Pazienti nelle loro ultime settimane o giorni di vita, necessitano fondamentalmente della medesima assistenza, ma se presi in carico precocemente richiedono approcci specifici e differenti, almeno nelle prime fasi. Recentemente la legge 38/2010 definisce la Rete Nazionale per le Cure Palliative come una serie di strutture di assistenza, di professionisti e di procedure dedicate per garantire il miglior trattamento in tutte le fasi della malattia. La stessa legge stabilisce anche una rete separata per il dolore cronico “non terminale”, la cui struttura organizzativa segue il modello Hub & Spoke, dove l’hub è il centro di Terapia del dolore di riferimento in un territorio, e gli spoke sono i centri periferici, e di triage. L’articolo focalizza l’attenzione sulle differenze fra la due reti, sulle difficoltà a livello europeo nel realizzarle, e su quale possa essere il paradigma ottimale per la Rete di Cure Palliative.

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L’infermiere e la palliazione

RIASSUNTO

Nel 1967 Dame Cicely Saunders fonda il St. Christopher Hospice, dando ufficialmente inizio al movimento delle cure palliative, con l’obiettivo di dare un’assistenza globale e specializzata alle persone affette da malattie inguaribili.
L’obiettivo primario delle cure palliative è quello di prendere in carico la persona la cui malattia non risponde piu’ a trattamenti specifici, garantendo la migliore qualità di vita possibile, un supporto ai problemi di carattere psicosociale e il controllo del dolore.
La complessità della palli azione richiede l’intervento di un’equipe multidisciplinare all’interno della quale l’infermiere occupa un ruolo di rilievo.

Parole chiave: Assistenza infermieristica, cure palliative, competenze, hospice, infermiere, salute

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Anestetici locali per il controllo del dolore post-operatorio: vecchi farmaci nuovi device

RIASSUNTO

L’uso degli anestetici locali nel controllo del dolore post-operatorio trova oggi nuovi e vantaggiosi impieghi anche grazie alla diffusione di nuove strategie infusionali. La loro maneggevolezza consente inoltre di ridurre, se non addirittura evitare, l’uso di morfinici riducendo quindi gli effetti collaterali. Una delle tecniche maggiormente diffusa è l’infiltrazione continua della ferita chirurgica, nel caso di chirurgia addominale, o delle strutture capsulari, in caso di chirurgia ortopedica. È stato dimostrato che questi nuovi modelli infusionali riescono ad avere un impatto positivo sul recupero globale del paziente nel post-operatorio. La possibilità di utilizzare questa opportunità terapeutica, che non è scevra da complicanze, prevede la presenza di un reparto dotato di personale infermieristico adeguatamente formato sulle finalità e sulle caratteristiche del device, posizionato per la corretta gestione dello stesso a letto del paziente, sia durante le manovre di nursing sia durante l’attività di riabilitazione.

Parole chiave: anestetici locali, catetere infusionale, dolore post-operatorio, ferita chirurgica, infilitrazione continua

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