Gruppi di studio: ci presentiamo

Tommaso Pagini
Sono di Fratte Rosa, un paese nella provincia di Pesaro-Urbino. Dal primo di giugno 2015 lavoro nell’unità operativa di Pronto Soccorso dell’Ospedale “S. Maria della Misericordia” di Urbino e prima di questo incarico ho lavorato per poco più di un anno in un RSA privata a Urbania, a pochi chilometri da Urbino. Ho scelto di partecipare alla selezione per questo gruppo di studio perché sono convinto che la considerazione del dolore e il suo trattamento sono aspetti importanti nell’ambito sanitario. Sulla base di alcune ricerche che ho effettuato in occasione del progetto di tesi di laurea, già all’interno della Regione Marche ho rilevato differenti approcci alla tematica del dolore e alla sua gestione tra le varie aziende sanitarie. Credo che il dolore debba essere considerato e trattato in egual misura su tutto il terriorio affinché un efficace trattamento del dolore possa essere a disposizione del cittadino ovunque esso si trovi. Sono convinto che la ricerca da parte dei gruppi di studio e l’analisi delle criticità attualmente presenti possano determinare una maggiore sensibilizzazione e una distribuzione uniforme nel territorio di percorsi di rilevazione e trattamento del dolore efficaci.

Sergio Spesso
Ho 46 anni infermiere da 21 anni, da 19 anni lavoro in Oncologia medica, da 15 anni presso l’IRCCS di Candiolo. Ho fatto parte del Comitato Ospedale senza Dolore dell’Irccs e sono uno degli infermieri formatori aziendali, in particolare sul dolore, sia per infermieri che per OSS. Sono anche tutor clinico.
Da sempre mi occupo dei temi relativi alla terminalità della vita, al controllo del dolore e di cure palliative, inoltre ho effettuato un corso di specializzazione in bioetica ed alcuni corsi sempre di bioetica sul fine vita.
Mi occupo quindi da sempre di dolore, ma credo che nonostante i passi avanti fatti in questi 20 anni nella terapia antalgica, siamo comunque ancora indietro, soprattutto a livello culturale. Anche noi Infermieri possiamo fare sempre di più e sempre di meglio nell’affrontare questo tema e nel lavorare con la prospettiva di un miglioramento.
Credo che gruppi come il Gruppo di Studio infermieristico promosso dalla Fondazione Procacci, e di cui siamo parte possano portare un importante contributo alla quotidianità del nostro agire.

Loretta Tommasi
Lavoro nel Distretto Sanitario n. 2 dell’ ULSS-22 di Bussolengo, Verona. Ho iniziato la mia professione lavorando in Oncologia Medica presso l’Ospedale di Negrar, dove ho imparato che quando mi mancavano le abilità del fare, sapevo dove e come reperirle, mentre è stato più difficile recuperare e costruire le abilità dell’essere. Questa consapevolezza ha influenzato la mia vita professionale, e così che ho iniziato il mio cammino di approfondimento e ricerca, che continua ancora oggi.
Ho sempre pensato che il dolore sia un aspetto della vita umana poco compreso e poco accettato, di conseguenza trattato frequentemente in modo superficiale e approssimativo da parte di chi si occupa di cura alla persona, rendendo spesso le situazioni di malattia e di vita faticose e non dignitose.
Da anni mi occupo di formazione per operatori sanitari nell’ambito della relazione d’aiuto, ultimamente gestisco corsi sulla mindfulness, proponendo anche ai pazienti percorsi per gestire lo stress legato alla malattia e al dolore.
Sono d’accordo con chi ha espresso l’opinione che la formazione agli infermieri venga fatta da infermieri, soprattutto in visione della complessità di questa professione, riconoscendo che in questi anni molti di noi si sono specializzati e preparati in molti ambiti, acquisendo conoscenze e competenze da poter condividere con i colleghi.
Sono contenta di collaborare con questo gruppo, così ricco di esperienze, abilità e curiosità. Buon lavoro a noi.

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Gruppi di studio: vi raccontiamo

Il significato di dolore
Riflessioni dal punto di vista antropologico

Il libro di cui vi voglio parlare non è recente, ma è di quei testi così densi di contenuto che la rilettura è sempre stimolante e suggerisce sempre nuove riflessioni. Comprendere l’uomo come globalità bio-psico-sociologica dando risalto alla sua cultura, allo scambio di valori, alle sue conoscenze ed esperienze per arricchire la qualità della salute e della vita è una ricerca affascinante. Quando parliamo di dolore è ancora più complesso.
Il dolore acquista specifici significati sociali e culturali, che incidono sulla valutazione di un individuo che soffre.
Il dolore è un sintomo soggettivo, difficile da valutare per l’intensità e il tipo.
È importante essere consapevoli dei fattori culturali in gioco, per sfuggire alla proiezione della propria norma sul discorso del paziente.
Ogni condizione di malattia e di dolore costituisce in una determinata cultura, una rete di significati particolare e ogni malattia è associata a un insieme di stress individuali e di risposte sociali, con specifici legami con valori di dignità e benessere.
Diventa importante concentrarsi su come l’esperienza del soggetto è riferita, narrata, proposta, focalizzandosi su quanto essa è messa in gioco a livello individuale e culturale nella nostra quotidianità.
È da qui che si evince l’importanza di instaurare una relazione tra il sanitario con la sua esperienza e i pazienti con le loro storie individuali.
L’affettività e la partecipazione, che il professionista sanitario riesce a trasmettere, riducono il potere della malattia e del dolore della persona che soffre.
Tutto questo può far sì che il professionista sanitario riesca a costruire il significato di dolore della persona che soffre.
Il professionista sanitario deve tener conto che è sempre più difficile per chi è estraneo al corpo sofferente non cogliere il dolore, mentre chi soffre è portato a cogliere il dolore naturalmente.
Ogni realtà di malattia e di dolore produce ed è portatrice di significati.
Il dolore è un’esperienza umana e diventa oggetto dell’attenzione terapeutica perché le è attribuito un significato.
Da queste riflessioni si deduce che l’approccio antropologico porta ad indagare il dolore come forma di esperienza.
Le interazioni tra la famiglia, il lavoro e la persona che prova dolore assumono una rilevante importanza.
Sono molteplici gli aspetti da prendere in considerazione quando si è di fronte ad una persona che prova dolore.
Riuscire a capire il significato che la persona che soffre dà alla sofferenza implica prendere in considerazione lo stile con cui i sintomi vengono presentati, le ragioni dell’ansia che la persona prova nell’avere dolore e il significato che questo implica sul futuro della propria salute, l’attenzione ai diversi organi, le risposte alle diverse strategie terapeutiche.
Tutto questo porta a leggere la sofferenza di una soggettività vissuta all’interno di una specifica situazione. Allo stesso tempo essa appartiene a un soggetto e condivide modelli, immagini, metafore e significati sociali. Il corpo umano è un sistema simbolico universale.

Santina Gavagni
UTIC, Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma
Gruppo di studio di infermieristica del dolore della Fondazione Paolo Procacci

Bibliografia
Cozzi D, Nigris D. (1996). Gesti di cura. Elementi di metodologia della ricerca etnografica e di analisi socio antropologica per il nursing. Paderno Dugnano, Milano: ORISS, Ed. Colibrì.

Questo spazio è a disposizione dei membri dei Gruppi di studio per condividere esperienze e letture e per aggiornare sui progetti di ricerca di cui si stanno occupando.

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