In uno studio pubblicato su JAMA Network Open, coordinato dal Dipartimento di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, con la collaborazione dell’IRCCS Santa Lucia, Roma, e con l’Università dell’Aquila, è emerso che entrambi i modelli di rotazione dei turni erano associati negativamente a stanchezza e calo delle prestazioni cognitive, ma i turni a rotazione oraria (mattino, pomeriggio, notte) del personale infermieristico erano associati a livelli inferiori di stanchezza e sonnolenza e livelli più elevati di attenzione rispetto ai turni a rotazione antioraria. Lo studio di coorte ha coinvolto 144 infermieri provenienti da 5 ospedali del Centro e Sud Italia, seguiti da luglio 2017 a febbraio 2020.
L’ottimizzazione delle rotazioni dei turni per gli infermieri dovrebbe quindi essere implementata per ridurre gli esiti negativi associati al lavoro a turni. Lo studio ha cercato di chiarire meglio una conoscenza già diffusa ma poco dimostrata sperimentalmente. I dati sul sonno sono stati raccolti utilizzando la Karolinska Sleepiness Scale e il Pittsburgh Sleep Quality Index. L’attenzione è stata misurata utilizzando lo Psychomotor Vigilance Task. La stanchezza è stata valutata utilizzando la scala Tiredness Symptom. (LS)
Di Muzio M, Diella G, Di Simone E, et al. Comparison of Sleep and Attention Metrics Among Nurses Working Shifts on a Forward- vs Backward-Rotating Schedule. JAMA Netw Open. 2021;4(10):e2129906. doi:10.1001/jamanetworkopen.2021.29906