Introduzione
Da alcuni anni sono state emanate diverse norme nazionali e regionali per promuovere e migliorare il controllo del dolore in tutte le sue manifestazioni coinvolgendo sia le organizzazioni e i professionisti sanitari, sia la cittadinanza.
Infatti, era ed è ancora richiesto un cambiamento culturale generalizzato, contrastando l’opinione che il dolore è un “semplice” sintomo, che può essere portato all’attenzione da parte di chi ne soffre,ma che deve anche essere sopportato, introducendo invece la consapevolezza che si tratta di una malattia complessa, che deve essere sistematicamente ed attivamente ricercata dagli operatori sanitari e trattata con tecniche farmacologiche e non farmacologiche fino alla sua risoluzione (1).
Alcuni studi hanno delineato la dimensione del fenomeno nella realtà nazionale. In uno studio di Breivik et al. (2) la prevalenza osservata del dolore cronico in Italia è del 27% e, più specificatamente, superiore al 32% nel nord e inferiore al 22% nel sud del Paese. Apolone et al. (3) confermano che in Italia un cittadino su quattro soffre di dolore cronico, con una durata media di 7 anni, e che la prevalenza di sottotrattamento del dolore nel paziente oncologico è del 25%, con picchi del 55% in alcuni gruppi (4).