Introduzione
Ancora oggi, non si conosce abbastanza il lavoro svolto quotidianamente nelle cure palliative (CP) e quanto queste cure possono essere efficaci e preziose per le persone con malattia in fase avanzata e per i loro familiari. In molti ospedali non è ancora presente la cultura delle cure palliative e non si prende in considerazione la necessità di indirizzare i pazienti e le famiglie verso questo servizio, peraltro garantito dalla sanità pubblica. In numerose aziende ospedaliere, al contrario, predomina tuttora un protocollo fatto di terapie invasive che vengono applicate fino all’ultimo giorno, con l’idea di dover combattere in qualche modo la malattia, anche quando si dà per scontato che quella terapia non potrà garantire nessuna guarigione.
Invece, per i palliativisti, “quando non c’è più niente da fare c’è ancora tanto da fare”: è un motto che rovescia la visione della malattia come unico oggetto della medicina, per rimettere invece al centro dell’attenzione la persona e il suo bisogno di cure.
Il principale obiettivo del prendersi cura dei pazienti la cui malattia è incurabile e la cui aspettativa di vita è limitata a settimane o mesi è quello di aiutarli a vivere, per quanto possibile, attivamente e creativamente fino al momento di morire. L’enfasi del “fare” più che sul “farsi fare” aiuta il paziente a vivere e a morire come una persona completa.
Lavoro d’équipe in cure palliative: l’esperienza dell’Hospice dell’Aquila
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