La multidisciplinarità, l’interdisciplinarità e la transdisciplinarità in terapia del dolore

Nel campo della terapia del dolore il corretto approccio al paziente non può che tenere in considerazione diversi aspetti caratterizzanti la sua presentazione clinica.
Diversamente da altre discipline, in cui la patologia spesso è legata a una disfunzione d’organo ben precisa di cui lo specialista di riferimento è il massimo conoscitore della fisiopatologia e del trattamento, il dolore è una condizione molto trasversale. Nella pratica clinica, infatti, sono diversi gli specialisti che vengono a trovarsi nel ruolo di terapista del dolore.
Per ottimizzare il percorso diagnostico, ma anche la strategia terapeutica complessiva, è auspicabile che un Servizio di terapia del dolore possa garantire la presenza di diversi specialisti o comunque la condivisione del singolo caso clinico tra specialisti di diverse discipline.
Per la descrizione dell’approccio condiviso alla problematica del paziente, sempre più frequentemente vengono utilizzati come sinonimi i termini multidisciplinarità, interdisciplinarità e transdisciplinarità.
Ma qual è l’origine e il significato di questi termini e quali sono i campi di utilizzo più appropriati?

Origine e significato della terminologia

I termini multidisciplinarità, interdisciplinarità e transdisciplinarità sono sempre più utilizzati nella medicina contemporanea che presta crescente attenzione al paziente, al percorso di cura e all’ottimizzazione dell’esito terapeutico. Non si tratta di sinonimi, ma di termini con una propria denotazione.
L’elevata specializzazione raggiunta nei diversi settori scientifici, tra cui quello medico, comporta un approccio spesso troppo filtrato e questo può fare insorgere complicazioni dal punto di vista, ad esempio, della gestione clinica del paziente. Ad un certo livello di approfondimento, l’approccio monospecialistico quindi non è più sufficiente: per i problemi complessi è fondamentale un approccio quanto più olistico possibile.
Viene quindi introdotto il concetto di multidisciplinarità, e successivamente vengono enunciati anche i concetti di interdisciplinarità e transdisciplinarità, approfonditi inizialmente in ambito pedagogico e in ambito di filosofia della scienza e metodologia di ricerca.
Le prime apparizioni ufficiali dei termini “interdisciplinarità” e “transdisciplinarità” risalgono a una pubblicazione del 1972 dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Il rapporto, intitolato Interdisciplinarity: Problems of Teaching and Research in Universities (Apostel, 1972), fu realizzato grazie al patrocinio del Centro per la Ricerca e l’Innovazione Educativa dell’OCSE, con sede a Parigi.
Il documento raccoglieva i contributi di accademici provenienti da sei paesi europei: Austria, Belgio, Francia, Germania, Svizzera e Regno Unito. Nonostante le differenze culturali e disciplinari, tutti gli autori condividevano la convinzione che la crescente frammentazione delle conoscenze stesse riducendo l’efficacia della ricerca scientifica. In risposta a questo problema, sostenevano la necessità di un movimento che promuovesse l’integrazione e l’unificazione della conoscenza. Il problema posto era: “come unificare la conoscenza e quali sono le molteplici implicazioni di tale unificazione per l’insegnamento e la ricerca nelle università…”. L’unificazione, spiegava il rapporto, “significa l’integrazione di concetti e metodi tra le diverse discipline”.
È interessante considerare che tra le scienze, che comunque hanno al centro delle loro attività un oggetto sempre più complesso, la medicina sia quella che studia uno dei soggetti più complessi per definizione: il paziente.
Nel momento in cui ci si rende conto, anche al di là dell’ambito accademico, dell’importanza di fare confluire diverse specialità nel fine ultimo di comporre un percorso diagnostico e terapeutico per il paziente, si inizia a introdurre il concetto di gruppo multidisciplinare, e successivamente gli approcci interdisciplinari e la trasposizione transdisciplinare.

Multidisciplinarità

Quando si parla di multidisciplinarità si intende la compresenza di più discipline. In ambito medico un “team multidisciplinare” è formato da più specialisti provenienti da settori differenti, ma che si uniscono in un gruppo di lavoro per raggiungere un obiettivo comune: l’assistenza al paziente. Ogni specialista del gruppo, sottoponendo il paziente a una valutazione potrebbe proporre indicazioni, diagnosi, suggerimenti e pareri specifici secondo le proprie competenze specifiche.
In questo caso potremmo parlare di tipico approccio multidisciplinare in cui vi è la giustapposizione delle conoscenze dei singoli.
All’interno del gruppo multidisciplinare, come in una tavola rotonda in cui ogni partecipante espone il suo punto di vista, dopo la comunicazione del parere dei singoli specialisti, gli altri componenti avranno sicuramente arricchito le loro conoscenze e acquisito numerose informazioni, ma non è detto che ciascun esperto, per redigere il proprio referto, si sia necessariamente confrontato con i colleghi del gruppo.
Si può quindi evincere che con la sola multidisciplinarietà i pareri delle singole discipline su un tema specifico (per esempio un caso clinico) siano solo accostati, senza essere necessariamente integrati.

Interdisciplinarità

Il problema dell’approccio multidisciplinare è che più ogni disciplina avanza in direzione specialistica più si allontana dal tema nel suo senso globale.
Al contrario della multidisciplinarietà, l’interdisciplinarietà implica una collaborazione strutturata e sistematica tra discipline differenti, finalizzata a ottenere una visione unitaria e più approfondita dello stato del paziente.
Le fasi caratterizzanti tipicamente l’approccio interdisciplinare, in ambito di ricerca e anche in ambito clinico, sono due: l’analisi multidisciplinare e l’elaborazione interdisciplinare. Con la prima si procede all’approfondimento del tema di ricerca (o del caso clinico) nell’ottica di ciascuna disciplina coinvolta, mentre la seconda prevede l’integrazione dei contenuti ottenuti in una cornice unitaria, aumentando indiscutibilmente la complessità ma anche la realtà dell’approccio.
Il punto debole dell’interdisciplinarità è la necessità di equilibrio tra le varie discipline: nel momento in cui una disciplina prende il sopravvento sulle altre, l’interdisciplinarità è compromessa.
Questo è l’aspetto che rende questo approccio spesso non facilmente applicabile in ambito clinico perché nella maggior parte dei casi la “presa in carico” del paziente assegna anche una implicita egemonia alla disciplina referente.
L’approccio interdisciplinare viene considerato comunque quello migliore per risolvere i problemi complessi, e soprattutto per stimolare la crescita delle conoscenze integrate in diversi ambiti del sapere.

Transdisciplinarità

La multidisciplinarità e l’interdisciplinarità, pur essendo concetti diversi, sono connessi e in un certo senso la seconda include anche la prima.
L’integrazione degli aspetti multidisciplinari che porterebbe a una considerazione olistica di temi complessi (caso clinico, paziente) può elevarsi oltre la dimensione del caso specifico e trascendere da esso.
L’approccio transdisciplinare oltrepassa quindi l’osservato e si configura in senso multidimensionale, inclusivo e creativo. Questo processo comporta l’ampliamento della visione del problema da affrontare, avendo frequentemente una prospettiva sociale costruttiva, anche attraverso il coinvolgimento di figure esterne, tra cui i portatori di interessi particolari come le associazioni dei pazienti o i decisori delle politiche assistenziali. Trovano spazio e quindi possono essere inclusi nell’approccio transdisciplinare anche le esigenze dei pazienti, dei familiari, dei caregivers, e di altre professionalità assistenziali.

Applicazione in terapia del dolore

Comparabilmente all’approccio interdisciplinare che viene considerato il più adeguato a risolvere i problemi complessi, le strutture di terapia del dolore organizzate sul modello interdisciplinare sono considerate lo standard di cura più elevato.
Nonostante i programmi multidisciplinari siano ritenuti clinicamente efficaci, economicamente vantaggiosi e superiori ai trattamenti monodisciplinari per il trattamento del dolore cronico, vi è una relativa scarsità di ricerca e di pubblicazioni sulla composizione e sulla prevalenza di tali programmi integrati. Il motivo è da ricercare soprattutto nella notevole eterogeneità di disponibilità e di servizi forniti dalle diverse organizzazioni su base multidisciplinare in ambito di terapia del dolore.
Infatti, la composizione dei team multidisciplinari nell’ambito della terapia del dolore non è costante e potrebbe includere anestesisti, psicologi, infermieri, fisiatri, neurochirurghi, ortopedici, reumatologi, fisioterapisti e terapisti occupazionali, neurologi, psichiatri, assistenti sociali, dietisti e farmacisti fino a coinvolgere anche i medici di medicina generale.
La variabilità da questo punto di vista, associata alla mancanza di un programma di formazione residenziale dedicato alla gestione del dolore, può influenzare il modo in cui ciascun specialista si avvicina a un particolare paziente con sindrome dolorosa, e quindi evidenziare la necessità di un approccio interdisciplinare.

Conclusioni

I termini multidisciplinarità, interdisciplinarità e transdisciplinarità spesso vengono utilizzati in clinica e in ambito accademico come sinonimi per descrivere un approccio al paziente che preveda il coinvolgimento di diversi specialisti.
I tre termini però non sono sinonimi, ma ognuno viene utilizzato secondo una specifica denotazione: multidisciplinarità si riferisce sostanzialmente alla composizione del gruppo di lavoro formato da specialisti di diverse discipline con solo giustapposizione delle conoscenze, interdisciplinarità considera l’integrazione delle conoscenze per produrre conclusioni diagnostiche e decisioni cliniche e transdisciplinarità propone la condivisione e l’estensione dell’integrazione ad aspetti che apparentemente esulano dal caso clinico, sempre al fine di migliorare l’assistenza al paziente.
L’utilizzo di questi termini secondo il loro significato può favorire la comprensione della descrizione delle attività cliniche e di ricerca, nonché dell’implementazione dell’organizzazione assistenziale.
In terapia del dolore è raccomandabile un approccio interdisciplinare orientato al paziente e, soprattutto in questa fase storica, è auspicabile anche un approccio transdisciplinare per definire in senso più ampio nuovi percorsi assistenziali dedicati alle diverse tipologie di pazienti o condizioni cliniche.

Antonio Gioia
U.O. Terapia del Dolore, Ospedale Bellaria, Bologna

Riferimenti bibliografici

– Apostel, Leo, Interdisciplinarity: Problems of Teaching and Research In Universities. Paris: OECD, 1972.

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Pubblicato su Dolore aggiornamenti clinici n. 4 /2024