Un europeo su cinque soffre di dolore cronico, uno su undici ne soffre quotidianamente. Molte le persone che non ricevono un trattamento adeguato. 500 milioni i giorni lavorativi persi ogni anno in Europa per assenze dovute a dolore cronico. La Federazione Europea delle Associazioni per lo Studio del Dolore promuove l’Anno Europeo contro il dolore, dedicandolo ai complessi problemi legati al dolore viscerale.
Il dolore cronico ha raggiunto livelli veramente epidemici in Europa. Un europeo su cinque soffre di dolore cronico, che perdura per tre mesi o più, uno su undici si confronta quotidianamente con il dolore. Nei 27 stati membri dell’Unione Europea sono 100 milioni le persone con dolore cronico, 500 milioni i giorni lavorativi persi ogni anno, con un costo per l’economia europea stimato in circa 34 miliardi di euro (1). Questi dati allarmanti sono stati presentati a Bruxelles dal Prof. Hans Georg Kress (Vienna), Presidente della Federazione Europea delle Associazioni per lo Studio del Dolore (EFIC®, European Federationof IASP Chapters), nel corso della conferenza stampa di lancio della campagna.
«L’obiettivo più importante dell’Anno Europeo contro il Dolore – ha dichiarato il prof. Kress – è quello di presentare in tutti i suoi aspetti la gravità della malattia dolore, uno dei problemi di salute più trascurati e spesso sottovalutati, evidenziandone anche le conseguenze sociali. In questo modo vogliamo aiutare tutti coloro che ne soffrono, informare il grande pubblico e risvegliare l’interesse di chi riveste ruoli istituzionali ed è responsabile delle decisioni politiche. Il dolore, in particolare il dolore cronico, non solo causa una sofferenza individuale, ma ha una rilevanza economica e sociale ben maggiore di quanto si pensi».
I costi per la società
Il 19% dei pazienti con dolore cronico moderato o severo ha perso il lavoro (2). Questi pazienti rischiano quindi sette volte di più, rispetto alla popolazione sana, di dover rinunciare alla propria occupazione (3). L’indagine “Epidemiologia del dolore cronico non da cancro in Europa” è giunta alla conclusione che il 22% di chi soffre di dolore cronico si assenta dal lavoro per più di dieci giorni di malattia (4).
Solo il 2% è seguito da uno specialista di terapia del dolore
«l problema si riduce alla corretta gestione del dolore cronico, un dovere che è spesso trascurato. Molti pazienti con dolore o vengono curati in modo inadeguato, o troppo poco o per nulla. Solo il 2% di tutti i pazienti affetti da dolore in Europa è seguito da uno specialista in medicina del dolore, un terzo dei pazienti con dolore cronico non è nemmeno curato (5). La causa più importante di questa carenza terapeutica è probabilmente dovuta al fatto che il dolore continua ad essere visto come il semplice sintomo di una patologia. Ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova visione del dolore cronico. Dobbiamo riconoscere il dolore cronico come una malattia a sé stante.
Dolore viscerale, l’epidemia silenziosa
L’Anno Europeo contro il dolore 2012-2013 è dedicato ad un tipo di dolore, il dolore viscerale, che praticamente ogni persona ha avuto modo di conoscere nella sua forma acuta e che è sottovalutato nella sua forma cronica.
«Il dolore viscerale è il dolore a carico degli organi interni, come il cuore, i vasi sanguigni, le vie respiratorie, il tratto urogenitale o il tratto digestivo. È stato dimostrato che questi tipi di dolore possono avere cause organiche, ma anche cosiddette cause funzionali, senza eventuali danni rilevabili nell’organo in questione – ha spiegato il dottor Chris Wells (Liverpool), Presidente eletto EFIC® e Presidente della Commissione EFIC® per l’Anno Europeo contro il dolore viscerale – Il dolore acuto viscerale può essere estremamente spiacevole e talvolta può rappresentare una minaccia per la vita. È secondo solo al trauma come causa di accesso al pronto soccorso (6). Nonostante la statistica significativa, la ricerca si è occupata di questo tipo di dolore molto meno, per esempio, rispetto al dolore da danno tessutale o da lesioni nervose».
La prevalenza del dolore viscerale è tanto impressionante quanto allarmante, come dimostrato da una serie di dati:
– il 20-30% della popolazione soffre di dispepsia, ma solo nella metà di questi pazienti viene individuata una causa organica (7);
– si stima che la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) colpisca tra il 6% e il 25% della popolazione, a seconda dello studio e anche del sesso, e motiva circa metà delle richieste di consulto dei gastroenterologi. In Germania, per esempio, l’IBS si verifica in circa il 16% delle donne, ma solo nell’8% degli uomini (8);
– il dolore vescicale colpisce più frequentemente le donne rispetto agli uomini, 900 le donne che ne soffrono su 100.000 (9);
– una donna su due soffre di dolori mestruali, nel 10% dei casi questo dolore è così grave che è causa di assenza per malattia ogni mese (10);
– globalmente, le donne soffrono di dolore viscerale con un’incidenza tre volte superiore rispetto agli uomini (11).
«Per il dolore viscerale cronico in molti casi non esiste un trattamento adeguato, a differenza delle forme acute di dolore viscerale – ha sottolineato il dottor Wells. «Ecco perché questo disturbo è spesso messo in relazione a gravi situazioni di stress, a cui si presta altrettanta scarsa attenzione. Con l’Anno Europeo contro il dolore viscerale ci siamo ripromessi di aiutare prima di tutto coloro che da tempo ne soffrono, in silenzio. Vogliamo indicar loro quali problemi i loro sintomi possono rivelare e sollecitarli e motivarli a chiedere l’assistenza medica».
A tal fine l’EFIC® ha messo a disposizione online, nel sito www.efic.org, delle schede approfondite sui diversi tipi di dolore viscerale.
«Auspichiamo che questa campagna, che si protrarrà per un anno fino ad ottobre 2013, dia nuovo impulso alla ricerca, in quanto sussistono ancora molte zone d’ombra – ha aggiunto il dottor Wells – Perché e come esattamente si verifica il dolore viscerale e come viene influenzato dalla genetica e l’ambiente? I biomarcatori e la diagnostica per immagini potranno contribuire in modo significativo a questa ricerca, per farci capire perché le donne sono colpite più frequentemente degli uomini, per esempio».
“Il dolore è il mio fedele compagno”
La gravità dell’impatto fisico, psicologico e sociale del dolore cronico, e del dolore cronico viscerale in particolare, sulla vita dei pazienti è spesso drammatica, come testimonia Jaqueline Riley (Warrington, Gran Bretagna) «Il dolore è il mio compagno costante e da molto tempo. È iniziato 16 anni fa. Avevo appena compiuto 40 anni e soffrivo di dolori sempre più forti alla schiena e alle articolazioni, e anche di stanchezza cronica.» Ma la sua malattia è stata diagnosticata correttamente solo sei anni fa: fibromialgia, una grave malattia cronica del gruppo delle malattie reumatiche. La malattia può essere accompagnata da differenti sintomi concomitanti.
«La mia più grande difficoltà deriva dalla sindrome del colon irritabile, di cui soffro da più di dieci anni. Non riesco mai a dormire una notte intera, perché il dolore acuto alla schiena, o il dolore addominale, mi consente, nei migliori dei casi, solo un’ora di pace»- ha raccontato Jaqueline Riley. «Una terapia del dolore mirata mi concede un temporaneo sollievo».
In precedenza, come molti altri pazienti, la signora, ex infermiera, aveva consultato vari specialisti: «Dal medico di famiglia all’ortopedico, che non ha trovato nulla alla colonna vertebrale e, di nuovo, dallo specialista successivo, che non ha trovato nessuna infiammazione all’intestino, e così via. Avanti e indietro attraverso le strutture sanitarie, spesso con tempi di attesa lunghi e senza ottenere alcun risultato. Sono molto contenta di aver trovato uno specialista che mi ha aiutata a rendere il dolore più sopportabile. Ma la possibilità di avere una diagnosi corretta e un trattamento ottimale del dolore non dovrebbe essere una questione di fortuna, e certamente non di denaro, per un paziente con fibromialgia e sindrome dell’intestino irritabile».
Nonostante le terapie la signora Riley non è ancora in grado di vivere una vita normale: «Sono stata mandata in pensione dieci anni fa per motivi di salute. Era diventato impossibile continuare a lavorare. Molte persone, medici compresi, hanno sospettato che io stessi ingigantendo i miei problemi di salute, recitando la parte della malata, o che semplicemente non avessi più voglia di lavorare. Non potete immaginare quanto ciò possa essere doloroso e umiliante. Se potessi esprimere un desiderio – oltre a non soffrire – chiederei una maggiore comprensione per chi soffre di dolore.»
Riferimenti bibliografici
1. European Pain Network: The EPN manifesto: http://www.epgonline.org/documents/mundipharma/Pain%20Manifesto%20PRINT%20%284%29.pdf
2. Breivik et al, Survey of chronic pain in Europe, European Journal of Pain 2006: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16095934
3. Jonsson E. Back pain, neck pain. Swedish Council on Technology Assessment in Health Care Report No: 145: Stockholm, 2000
4. Reid et al, Epidemiology of non-cancer pain in Europe, Current Medical Research and Opinion 2011: https://lirias.kuleuven.be/bitstream/123456789/300711/1/pain.pdf
5. Breivik et al, Survey of chronic pain in Europe, European Journal of Pain 2006: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16095934
6. International Association for the Study of Pain: http://www.iasppain.org/AM/AMTemplate.cfm?Section=Home&CONTENTID=16092&SECTION=Home&TEMPLATE=/CM/ContentDisplay.cfm
7. Gschossmann et al, Epidemiologie und klinische Phänomenologie viszeraler Schmerzen, Schmerz 2002. http://rd.springer.com/article/10.1007/s00482-002-0188-4
8. Gschossmann et al, Epidemiologie und klinische Phänomenologie viszeraler Schmerzen, Schmerz 2002. http://rd.springer.com/article/10.1007/s00482-002-0188-4
9. International Association for the Study of Pain: http://www.iasppain.org/AM/AMTemplate.cfm?Section=Home&CONTENTID=16092 SECTION=Home&TEMPLATE=/CM/ContentDisplay.cfm
10. The Global Library of Women’s Medicine: http://www.glowm.com/
11. International Association for the Study of Pain: http://www.iasppain.org/AM/AMTemplate.cfm?Section=Home&CONTENTID=16092&SECTION=Home&TEMPLATE=/CM/ContentDisplay.cfm