L’approccio non farmacologico al dolore lombare

Introduzione

Il dolore lombare è (e continuerà ad essere) uno dei principali ambiti di intervento per il personale sanitario sia in ambiente specialistico che in quello della Medicina Generale e delle Cure Territoriali.

L’alta prevalenza di questi disturbi, difatti, associata all’impatto elevato cui essi conducono in termini di domanda di assistenza sanitaria e prestazioni, hanno generato un grande interesse da parte di molte figure professionali volto a ricercare trattamenti e interventi maggiormente efficaci (1).

La storia clinica del paziente con dolore lombare spesso è caratterizzata da un andamento cronico-recidivante, con periodiche riacutizzazioni di durata variabile (da pochi giorni a diverse settimane) nel contesto delle quali si possono manifestare sintomi di nuova insorgenza, che sono espressione di una evoluzione della patologia di base (ad esempio una discopatia generativa o una spondiloartrosi in fase attiva).

Al di là, infatti, delle “draconiane” suddivisioni in aspecifico e specifico oppure con irradiazione (sciatica) o senza irradiazione che occorrono alla letteratura scientifica per accorpare la casistica e produrre statistica, il professionista sanitario si rende ben presto consapevole del fatto che il mal di schiena rappresenta quello che gli autori anglosassoni rendono in maniera chiara e pragmatica con una singola parola: conundrum. Ovvero un puzzle enigmatico di sintomi, segni, convinzioni e strategie di coping che dobbiamo decifrare incrociandoli al paziente, la sua storia clinica e le diverse comorbidità.

Dire “lombalgia” significa esprimere una condizione, non una diagnosi, che può essere espressione (anche con sintomatologie simili) di patologie in molteplici differenti strutture anatomiche (vertebre, dischi intervertebrali, radici nervose, legamenti e strutture sinoviali interapofisarie solo per citarne alcune) a livello lombosacrale e del bacino in uno dei distretti anatomici più complessi del nostro organismo per anatomia e funzione. A questo va aggiunto che molte di queste condizioni patologiche e dolorose risultano “invisibili” agli esami diagnostici e pertanto sono sospettabili o diagnosticabili solo per la presenza di certi segni clinici o della risposta a certi blocchi diagnostici.

Questa breve introduzione è necessaria per comprendere come si sia sviluppata la necessità di un approccio multidisciplinare e multiprofessionale attorno ad una condizione così diffusa e così complessa. E di quanta importanza rivesta per ogni professionista sanitario possedere questa cultura.

Oltre al trattamento farmacologico e agli interventi di competenza medica, vi sono numerose tecniche ed attività fisiche che possono fornire buoni risultati sia nel trattamento a breve che in quello a lungo termine del mal di schiena, e che debbono essere necessariamente integrate nella cura del paziente con dolore lombare acuto, subacuto o cronico per garantire il migliore risultato.