Il dolore cronico non oncologico è definito come un’interazione complessa, dinamica e fenomenologica tra fattori biologici, psicologici e sociali che sono individuali, specifici della persona che ne soffre. Pertanto, la sua gestione e il suo trattamento devono tener conto degli aspetti biopsicosociali dell’individuo, che spesso devono essere affrontati in modo inter/multidisciplinare e multimodale, poiché non esiste un trattamento biologico.
L’articolo che segnaliamo si concentra in particolare sugli effetti dell’arteterapia nella gestione del dolore, in particolare del dolore cronico e propone una revisione narrativa dell’arteterapia come intervento mente-corpo e della sua efficacia nei pazienti con dolore cronico.
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L’arteterapia, basata su danza, scrittura, recitazione, musica e altre espressioni artistiche, rappresenta un aspetto dell’approccio olistico alla salute e al benessere che mira a promuovere la salute generale concentrandosi sulle interazioni tra cervello, corpo, mente, emozioni e comportamento. Questi interventi vengono chiamati “mente-corpo” perché qualsiasi intervento che influisce sullo stato mentale ed emotivo di un individuo avrà anche un impatto sul corpo.
L’arteterapia coinvolge i sensi e il corpo nel processo terapeutico, offrendo un’opportunità unica per migliorare la salute mentale delle persone, può aiutare le persone ad affrontare la sofferenza emotiva, riducendo la paura, l’ansia e la depressione e migliorando la consapevolezza e l’accettazione delle emozioni, con un impatto positivo sulla salute. Inoltre, le terapie artistiche, seguendo il modello mente-corpo, mettono in evidenza e sfruttano le forze individuali della persona, contribuendo a ripristinare un senso di sé che non è necessariamente legato a malattie, dolore cronico, cancro o alle difficili circostanze della vita. In sintesi, l’arteterapia, declinata in varie espressioni artistiche, come parte degli interventi mente-corpo, offre una modalità interessante per migliorare la salute mentale, stimolando i sensi e il corpo e promuovendo la consapevolezza e l’accettazione delle emozioni, il tutto in linea con un approccio olistico alla salute.
Nel periodo tra giugno e novembre 2020, Jaroslava Raudenska e i coautori dell’articolo Arts Therapy and Its Implications in Chronic Pain Management: A Narrative Review (Pain Ther (2023). hanno condotto una revisione della letteratura su Google Scholar, PubMed e Cochrane Database per esaminare il rapporto tra terapie artistiche e dolore cronico non oncologico in pazienti adulti.
I criteri di inclusione e esclusione prevedevano l’utilizzo delle parole chiave “dolore cronico” e “terapie artistiche” nei documenti pubblicati negli ultimi 20 anni, fino a novembre 2020, in lingua inglese e che coinvolgessero solo partecipanti adulti con dolore cronico non oncologico in studi randomizzati o trasversali. Tuttavia, sono stati inclusi anche altri tipi di studi, come revisioni, studi clinici con diversa progettazione e studi di casi, ampliando i criteri di inclusione. Inizialmente, la revisione doveva seguire le linee guida PRISMA ScR per le revisioni di ampio respiro, ma a causa della scarsità di studi trovati, gli autori hanno optato per una revisione narrativa. Sono stati aggiunti ulteriori termini chiave, tra cui “arti creative”, “gestione del dolore”, “terapia artistica visiva”, “terapia musicale”, “terapia della danza” e “terapia della scrittura”. Tutti gli articoli sono stati esaminati in base al titolo, all’abstract e al testo completo.
I risultati della ricerca hanno portato alla identificazione di 365 articoli. Dopo la rimozione dei duplicati e la valutazione degli abstract, sono stati inclusi 24 articoli che soddisfacevano i criteri di inclusione, ma 8 sono stati esclusi per varie ragioni, come l’inclusione di popolazioni diverse o il trattamento di tipi di dolore diversi. Alla fine, sono stati inclusi 16 articoli nella revisione narrativa. Dei 16 studi inclusi, otto si sono concentrati sulla terapia artistica visiva, uno sulla terapia musicale, quattro sulla terapia del movimento/danza e tre sull’espressione scritta. La maggior parte degli studi inclusi nella revisione narrativa proveniva dagli Stati Uniti, mentre alcuni provenivano da Canada, Svezia, Israele e Portogallo.
Le variabili misurate nei 16 studi riguardavano l’intensità del dolore, il disagio emotivo, l’umore, il benessere, il supporto sociale e la qualità della vita.
Per quanto riguarda la terapia artistica visiva, gli studi seguivano progettazioni varie, ma la revisione della letteratura era predominante. Gli esiti di questi studi indicavano miglioramenti nell’intensità del dolore, nel disagio emotivo, nell’umore, nel benessere, nel supporto sociale e nella qualità della vita, ma utilizzavano metodi di misurazione diversi, con il rischio di risultati incoerenti e poco chiari.
In generale, spiegano gli autori, sembra esserci un crescente interesse per l’uso della creazione artistica nelle sessioni di arteterapia per migliorare la gestione del dolore e del disagio emotivo. Tuttavia, gli approcci terapeutici e i risultati possono variare notevolmente in base al design dello studio e agli strumenti utilizzati, inoltre è disponibile solo una quantità limitata di ricerche di alta qualità sulle implicazioni dell’arteterapia nella gestione del dolore cronico non oncologico. Le neuroscienze stanno sicuramente contribuendo a comprendere meglio i meccanismi biologici dell’arteterapia. Le tecniche di imaging cerebrale, come la risonanza magnetica funzionale, aiutano a misurare oggettivamente gli stati emotivi durante l’arteterapia. Ma nonostante l’importanza della ricerca neuroscientifica, la comprensione dell’effetto dell’arteterapia rimane sfuggente a causa della sua natura soggettiva e creativa. La difficoltà nel misurare oggettivamente l’effetto dell’arteterapia rende quindi difficile generalizzarne i risultati. È evidente, inoltre, che oltre alla distrazione dal dolore con l’arteterapia, dovrebbero essere considerati i meccanismi aggiuntivi che coinvolgono il processo emotivo e l’interazione con aspetti difficili della vita del paziente con dolore: emozioni negative, come ansia e depressione sono comuni nel processo di percezione del dolore cronico. L’elaborazione emotiva su come le emozioni vengono vissute e interpretate può influenzare la percezione del dolore e l’arteterapia può aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva, ma sulla base della revisione curata dagli autori, non è possibile dimostrare chiaramente il suo effetto nel trattamento del dolore cronico e sono necessarie ulteriori ricerche.
Raudenská J, Šteinerová V, Vodičková Š, Raudensky M, Fulkova M, Urits I, Viswanath O, Varrassi G, Javurkova ́ A. Arts Therapy and Its Implications in Chronic Pain Management: A Narrative Review. Pain Ther (2023). doi.org/10.1007/s40122-023-00542-w