L’empatia non è nei nostri geni: riflessioni ancora attuali?

Scriveva in proposito Cecilia Heyes su Neuroscience and Biobehavioral Reviews nel 2018 che nella vita accademica e pubblica l’empatia è vista come un valore fondamentale della moralità – un fenomeno psicologico, radicato nella biologia, con effetti profondi nella legge, nella politica e nelle relazioni internazionali. Ma le radici dell’empatia non sono così solide come ci piace pensare. Il meccanismo di corrispondenza che distingue l’empatia dalla compassione, dall’invidia, dalla satira e dal sadismo è un prodotto dell’apprendimento.

Nell’articolo che abbiamo ripreso, pubblicato nel 2018, l’autrice presentava un modello duale che distingue l’Empatia1, un processo automatico che coglie i sentimenti degli altri, dall’Empatia2, processi controllati che interpretano tali sentimenti. Le ricerche condotte su animali, neonati, adulti e robot suggeriscono che il meccanismo dell’Empatia1, il contagio emotivo, si costruisce nel corso dello sviluppo attraverso l’interazione sociale. La corrispondenza appresa implica che l’empatia è allo stesso tempo agile e fragile. Può essere potenziata e reindirizzata da nuove esperienze e spezzata dai cambiamenti sociali.

L’articolo completo può essere reperito qui

Heyes C. Empathy is not in our genes. Neurosci Biobehav Rev. 2018 Dec;95:499-507. doi: 10.1016/j.neubiorev.2018.11.001. Epub 2018 Nov 3. PMID: 30399356.