Negli ultimi decenni la ricerca si è dedicata anche a esaminare gli effetti psicologici e fisiologici della meditazione e delle pratiche meditative. Prove recenti suggeriscono che il sollievo dal dolore indotto dalla meditazione consapevole sia associato al coinvolgimento di meccanismi di filtraggio nocicettivi cortico-talamo-corticali unici. Tuttavia, le connessioni neurali funzionali che supportano l’analgesia basata sulla meditazione consapevole rimangono sconosciute. Uno studio clinico pubblicato sul numero di febbraio della rivista Pain ha collegato risonanza magnetica funzionale con test del dolore psicofisico (stimolazione a 49°C, polpaccio destro, e scale analogiche visive del dolore) per identificare la connettività neurale che supporta la modulazione diretta delle risposte comportamentali e neurali legate al dolore mediante la meditazione consapevole. I ricercatori hanno ipotizzato che il sollievo dal dolore basato sulla meditazione consapevole si rifletterebbe in un maggiore disaccoppiamento tra i meccanismi cerebrali che supportano la valutazione (prefrontale) e l’elaborazione nocicettiva (talamo). Dopo il test di base, 40 partecipanti sono stati randomizzati a un regime di meditazione mindfulness (preparati con 4 sessioni) o di ascolto di libri. La meditazione consapevole ha ridotto significativamente le risposte comportamentali e neurali al dolore rispetto al gruppo di controllo. Le analisi dell’intero cervello preregistrate (NCT03414138) hanno rivelato che l’analgesia indotta dalla meditazione consapevole era moderata dal maggiore disaccoppiamento del talamo-precuneo e dalla disattivazione prefrontale ventromediale, rispettivamente, a significare un ruolo di modulazione del dolore attraverso meccanismi neurali funzionalmente distinti che supportano l’elaborazione autoreferenziale Si è inoltre rilevato che il sollievo dal dolore basato sulla meditazione consapevole era anche associato a una più debole connettività talamica controlaterale con la corteccia somatosensoriale prefrontale e primaria, rispettivamente.
Gli autori suggeriscono che la meditazione consapevole sia associata a un nuovo meccanismo di gating nocicettivo autoreferenziale per ridurre il dolore.
Come spiega il prof Stefano Coaccioli* «La meditazione è una pratica che dovrebbe essere consigliata vivamente all’interno di un approccio non-farmacologico nella terapia del dolore cronico. Il fatto che ci sia bisogno di una determinata costanza nell’avvicinarsi a questa disciplina non deve scoraggiare dal prenderla in considerazione poiché sono tantissimi gli studi che ne affermano una reale efficacia. Nell’approccio multimodale della terapia antalgica, oltre ad un tempestivo inizio della terapia farmacologica, potrebbe essere il caso di prendere seriamente in considerazione l’opportunità che ci viene offerta da questa antichissima pratica, insieme a tutti i suoi benefici sia a livello fisico che mentale.»
Mindfulness e meditazione
I termini mindfulness e meditazione sono strettamente connessi. «Mindfulness è la traduzione di “sati” che in lingua pali significa consapevolezza, attenzione, presenza mentale. – puntualizza il prof. Coaccioli – «Queste qualità possono venire coltivate attraverso la meditazione. Lo strumento centrale dunque della mindfulness è la meditazione, per prestare attenzione al momento presente, alla propria esperienza, in uno stato di autentica calma. La mindfulness ci aiuta a focalizzare la consapevolezza sull’esperienza presente, sulle sensazioni, le emozioni, i pensieri, la salute e le abitudini di vita. Ci permette di lavorare su noi stessi, divenendo di volta in volta più consapevoli del proprio corpo e della propria mente. La mindfulness quindi ci invita a prestare attenzione al qui e ora al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza. La meditazione, a sua volta, è uno stato di attenzione, di consapevolezza, di chiarezza, di osservazione. Quando si pratica la meditazione la mente si calma, ci sentiamo più presenti in ciò che facciamo, ritroviamo uno stato di centratura e stabilità. Inoltre conosciamo meglio noi stessi e ritroviamo sicurezza. Lo scopo della meditazione è quello di raggiungere una comprensione più profonda della realtà, sviluppando la consapevolezza, la concentrazione e la visione profonda. I benefici della meditazione sono la riduzione dello stress, la diminuzione dell’ansia e miglioramento della qualità del sonno; la regolarizzazione della pressione arteriosa e del metabolismo; migliora la capacità di attenzione, di concentrazione e di apprendimento.»
*Specialista in medicina interna ed endocrinologia, reumatologia, medicina del dolore e immunologia clinica e malattie Professore Associato di Medicina Interna, Università di Perugia, Sede di Terni
Per leggere l’articolo completo:
Riegner, Gabriel; Posey, Grace; Oliva, Valeria; Jung, Youngkyoo; Mobley, William; Zeidan, Fadel. Disentangling self from pain: mindfulness meditation–induced pain relief is driven by thalamic–default mode network decoupling. PAIN 164(2):p 280-291, February 2023.
DOI: 10.1097/j.pain.0000000000002731
Articoli su meditazione e dolore disponibili in questo sito:
Simulated mindfulness meditation: a major breakthrough in the management of chronic pain
14 febbraio 2023