Piano globale OMS per la disabilità (2014-2021)
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha presentato a tutti i Ministeri della Salute del mondo un piano d’azione volto a migliorare lo stato di salute per le persone con disabilità.
Nel corso della recente 67a assemblea generale, l’OMS ha infatti adottato una risoluzione denominata WHO global disability action plan 2014-2021: better health for all people with disability. Questa storica iniziativa ha l’obiettivo di stimolare gli Enti Governativi per migliorare la qualità di vita di circa 1 miliardo di persone nel mondo, che presentano varie condizioni di disabilità. Questo Action Plan raccoglie le raccomandazioni scaturite nel 2013 dalla riunione congiunta fra OMS e Banca Mondiale (World Report on Disability) in collaborazione con le Nazioni Unite (ONU) e con le Organizzazioni internazionali non-governative (ONG) che si occupano di queste problematiche.
L’Action Plan si è posto 3 obiettivi, che qui di seguito sono riassunti:
1) rimuovere le barriere architettoniche e facilitare l’accesso sia fisico ai servizi sanitari, sia organizzativo/burocratico ai programmi riabilitativi;
2) rafforzare ed estendere la riabilitazione, le tecnologie assistenziali, i servizi di supporto;
3) incrementare la raccolta di dati epidemiologici omogenei, e dunque comparabili, allo scopo di stimolare e supportare la ricerca sulla disabilità ed i relativi servizi.
La risoluzione dell’OMS si prefigge lo scopo quindi di rendere obbligatori per gli Stati membri l’implementazione delle azioni proposte nei rispettivi piani sanitari nazionali, adattandoli alle specifiche e diverse realtà territoriali e socio-economiche.
L’iniziativa è tanto importante quanto importante è l’aver rilevato che le persone con disabilità non sono in condizione di ricevere un’adeguata assistenza, si trovano costantemente in una condizione ingravescente di cattiva qualità di vita, vedendo dunque peggiorare la propria salute in senso lato. Le persone con disabilità corrono infatti un rischio doppio di accedere ai servizi assistenziali (quando presenti…) e di poter utilizzare le capacità tecniche e scientifiche oggi disponibili (pur non sempre diffuse e, altrettanto frequentemente, di scarsa fruibilità), un rischio tre volte più alto di vedersi negate le cure, ed un rischio quattro volte più elevato di essere curati in modo non adeguato ed ottimale.
Il WHO global disability action plan 2014-2021: better health for all people with disability sostiene ogni sforzo per combattere, ridurre ed abbattere queste disfunzioni e queste disuguaglianze.
La European Pain Federation (EFIC®) ha recentemente rinnovato i propri organi direttivi. Chris Wells (Liverpool, Gran Bretagna) ha assunto la Presidenza; Bart Morlion (Lovanio, Belgio) è stato indicato quale Presidente-Eletto, Elon Eisenberg (Haifa, Israele) è stato eletto Tesoriere Onorario, mentre Nevenka Krcevski-Skvarc (Maribor, Slovenia) è stata confermata nel ruolo di Segretario Onorario. A tutti loro, così come a tutti i 36 Councillors in rappresentanza delle Società Scientifiche delle Nazioni Europee, va l’augurio di buon lavoro da parte della redazione di Pain Nursing Magazine.
Novità su paracetamolo ed acute Low Back Pain (aLBP)
Il paracetamolo è universalmente consigliato per il trattamento del LBP cronico (cLBP). Come è altrettanto noto, la terapia dell’aLBP pone problemi terapeutici non ancora del tutto risolti. Un recente studio australiano (Williams CM et al. Efficacy of paracetamol for acute low back pain: a double blind, randomised controlled trial. Lancet 24 July 2014; doi: 10.106/S0140-6736(14)60805-9) ha reclutato oltre 1600 persone con aLBP e posto a confronto il paracetamolo (fino a 4 gr/die; ad orario fisso ovvero “al bisogno”) con un placebo, per un periodo di 3 mesi. Il tempo medio di recupero è stato di 17 giorni nel gruppo paracetamolo e di 16 giorni nel gruppo/placebo (n.s.). Non basta un solo RCT per stabilire una “nuova” realtà terapeutica (come fanno osservare Koes B. e Enthoven W., Olanda), ma il dato che emerge dallo studio è senz’altro, nell’opinione di chi scrive, che il aLBP è condizione nosografica e fisiopatologica affatto diversa dal cLBP e che saranno ovviamente necessari ulteriori approfondimenti per un approccio efficace e sicuro al aLBP.
Stefano Coaccioli
Editor in chief