Il dolore osteo-articolare nel bambino

RIASSUNTO

Il dolore osteo-articolare rappresenta un sintomo molto frequente in età pediatrica interessando circa il 15% dei bambini in età scolare.
Al fine di seguire un corretto iter clinico-diagnostico, è essenziale la distinzione tra artralgia semplice, artrite e dolori ossei. Pertanto, la sede del dolore, l’associazione o meno del dolore articolare a segni di flogosi, il numero delle articolazioni coinvolte e la localizzazione o meno del dolore osseo rappresentano le caratteristiche più importanti da indagare, essenziali anche per un corretto inquadramento terapeutico.

Parole chiave: artralgia, artrite, bambino, dolore osseo, dolore osteoarticolare

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La valutazione del dolore in geriatria: l’anziano senza deficit cognitivi

RIASSUNTO

Il dolore, fenomeno complesso e soggettivo vissuto in modo unico da ogni individuo, nella persona anziana viene spesso sottostimato e di conseguenza sottotrattato.
Una delle ragioni del sottotrattamento deriva dalla mancanza di rilevazione per la difficoltà dell’anziano di riferire il proprio dolore e per la difficoltà degli operatori nell’utilizzare strumenti di valutazione adeguati alle abilità cognitive del paziente. Di conseguenza il dolore non trattato determina il peggioramento della qualità di vita dei pazienti e può causare: riduzione delle relazioni sociali, depressione, ansia, ipo/malnutrizione, disturbi del sonno, aumento della disabilità e maggiore ricorso ai servizi sanitari e sociali. Si evidenzia quindi l’esigenza di individuare strategie in grado di valutare il dolore come un’esperienza multi determinata nella quale interagiscono costantemente fattori fisiologici, psicologici e sociali. Comprendere e quantificare le variabili coinvolte rappresenta il primo passo fondamentale per identificare le modalità di intervento più opportune per ciascuna persona.

Parole chiave: anziano, dolore, strumenti di valutazione

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Capsaicina transdermica ad alta concentrazione (8%): razionale e prospettive nel trattamento del dolore neuropatico

RIASSUNTO

Da molti anni, la capsaicina ha un ruolo nel trattamento del dolore neuropatico, causando la desensibilizzazione del sistema nervoso periferico attraverso un interessante meccanismo d’azione. La capsaicina agisce su una classe di recettori, chiamati recettori vanilloidi (TRPV), situati sulle membrane dei dendriti. In seguito all’attivazione dei recettori, nella cellula fa ingresso un grande quantitativo di calcio, e causa atrofia del dendrite. In questo articolo gli autori espongono una breve storia dell’utilizzo di capsaicina transdermica ad alta concentrazione, le sue indicazioni cliniche nel trattamento del dolore neuropatico e la loro esperienza.

Parole chiave: capsaicina, dolore neuropatico

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Il dolore nel mondo animale: un’altra categoria di pazienti non verbalizzanti

RIASSUNTO

Gli animali, così come i pazienti umani non verbalizzanti, non sono in grado di esprimere a parole la presenza di dolore, ma, esattamente allo stesso modo degli uomini, sono in grado di provarlo e di subirne tutte le conseguenze: un dolore non controllato e prolungato ha infatti effetti sfavorevoli anche negli animali, potendone compromettere le capacità di guarigione e la qualità della vita. Il trattamento del dolore dovrebbe pertanto rappresentare una componente essenziale anche delle cure veterinarie, ma la difficoltà nell’individuare nell’animale la presenza di stati algici limita spesso l’applicazione di una appropriata terapia antalgica. La comunità scientifica si sta pertanto adoperando affinché tale limite possa essere superato: se si arrivasse a delineare delle linee guida diagnostiche e terapeutiche applicabili per il controllo del dolore animale, si farebbe un grande passo avanti nel garantire anche a questa classe di pazienti il diritto di non soffrire.

PAROLE CHIAVE: animali, CeSDA, diagnosi, dolore

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Il dolore aggiunto

RIASSUNTO

“Infermiere pietoso, malato piagoso”. È un vecchio detto ben noto a tutti gli operatori sanitari. È dietro a questa considerazione che giustifichiamo noi stessi quando provochiamo dolore al paziente, perché comunque “è solo per il suo bene”. Forse proprio per questo solo recentemente la professione infermieristica ha incominciato a domandarsi se il dolore provocato dalle pratiche assistenziali è così necessario ed inevitabile.
Nella pratica quotidiana gli operatori sanitari sono attenti a mettere in atto misure terapeutiche antalgiche sia di tipo farmacologico che non farmacologico, a misurare il dolore con appositi strumenti validati, a dare supporto emotivo alla persona sofferente ed ai familiari. Difficilmente, però, si riflette sul dolore provocato dai farmaci, dalle pratiche cliniche invasive, dalle pratiche assistenziali… ovvero su quel dolore che i sanitari infliggono al paziente.

Parole chiave: assistenza infermieristica, dolore, medicazioni, mobilizzazione, prelievi capillari, venipuntura.

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