L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) identifica il cancro come la principale causa di mortalità prima dei 70 anni in tutto il mondo. Dati recenti relativi al 2020 rivelano che l’Europa ha alti tassi di incidenza e mortalità per cancro, rispettivamente del 22,8% e del 19,6%, seconda solo all’Asia. Tra i diversi tipi di cancro, il tumore al seno emerge come il più diffuso a livello globale (11,7%), seguito dal tumore al polmone (11,4%), che detiene il più alto tasso di mortalità (18%), con 2,21 milioni di nuovi casi e 1,8 milioni di decessi registrati nel 2020. Il panorama dei trattamenti per il tumore del polmone è vario e adattato allo stadio e al tipo di malattia, e comprende la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia, l’immunoterapia e le cure palliative.
Nel corso degli anni, la chemioterapia è emersa come la pietra miliare della terapia del tumore del polmone, rappresentando attualmente la modalità primaria di trattamento, soprattutto per gli stadi avanzati della malattia. Purtroppo la chemioterapia presenta effetti collaterali, dai sintomi fisici, come affaticamento, dolore e nausea, alle conseguenze psicologiche, come ansia e depressione, con impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
Alcuni studi dimostrano che quasi il 29% dei pazienti affetti da tumore al polmone potrebbe ricevere la chemioterapia in modo diverso da quanto raccomandato e fino al 12% potrebbe non rispettare le procedure di trattamento prescritte. In ambito oncologico, la mancata aderenza non solo comporta costi economici significativi per i sistemi sanitari, ma può anche portare a un peggioramento degli esiti clinici, influenzando negativamente la prognosi.
La letteratura scientifica sottolinea sempre più il potenziale degli interventi non farmacologici per migliorare il benessere dei pazienti con tumore al polmone sottoposti a chemioterapia. Questo interesse è testimoniato da diversi studi che esplorano strategie come la digitopressione, l’esercizio fisico, le tecniche di rilassamento, lo yoga, la musicoterapia e la meditazione. Inoltre, è stato osservato che gli interventi di realtà virtuale (VR) riducono l’ansia, la depressione, la fatica e la durata percepita delle sessioni di chemioterapia nelle pazienti affette da cancro al seno e alle ovaie e migliorano la qualità della vita e riducono l’ansia nei pazienti affetti da leucemia. Tuttavia, la ricerca esistente su questo argomento è caratterizzata da una qualità variabile e dalla necessità di una maggiore omogeneità. Inoltre, gli studi specifici sull’utilizzo della VR durante la chemioterapia nei pazienti affetti da cancro al polmone sono limitati e datati, anche se i risultati sono incoraggianti.
Lo studio che segnaliamo è stato condotto su 100 pazienti. I partecipanti sono stati suddivisi in un gruppo (n = 55), che ha sperimentato la VR immersiva, e in un gruppo di confronto (n = 45), che ha ricevuto le solite cure. I dati sono stati raccolti attraverso questionari e liste di controllo, compreso il feedback sull’esperienza VR, il dolore, i segni vitali e i comuni sintomi del cancro, valutati attraverso la Edmonton Symptom Assessment Scale. Risultati: La VR ha avuto un impatto significativo sulla riduzione della percezione della durata della chemioterapia. I pazienti hanno riferito alti livelli di soddisfazione e tollerabilità. Non sono stati osservati eventi avversi. La VR non ha avuto un’influenza significativa sull’intensità del dolore o sui segni vitali. Le uniche eccezioni sono state la saturazione di ossigeno, dove è stata registrata una differenza significativa (p = 0,02), e la percezione della durata della chemioterapia.
L’alto livello di coinvolgimento e soddisfazione per l’intervento di VR sottolinea il suo potenziale come efficace intervento di supporto non farmacologico in ambito oncologico, in particolare per i pazienti affetti da tumore al polmone sottoposti a chemioterapia. La capacità della VR di diminuire la percezione della durata della sessione di chemioterapia potrebbe migliorare sostanzialmente il comfort del paziente e la sua aderenza al trattamento. Inoltre, l’assenza di eventi avversi legati all’uso della VR ne evidenzia la sicurezza in ambito clinico. Gli operatori sanitari, compreso il personale infermieristico, sono incoraggiati a considerare l’integrazione della VR accanto ad altri interventi non farmacologici, come suggerito dalla letteratura, per arricchire il supporto offerto ai pazienti oncologici, trasformando l’esperienza del paziente durante trattamenti impegnativi. Gli autori ritengono che lo studio debba essere ripetuto su pazienti sottoposti a più sessioni di chemioterapia, eventualmente anche con gruppi cross-over, non solo sul primo ciclo di chemioterapia che è di solito il meno invalidante, in modo tale da poter studiare a fondo gli effetti di questa metodologia non tossica su un intervento terapeutico generalmente molto invalidante e impattante.
Mitello L, Marti F, Mauro L, Siano L, Pucci A, Tarantino C, Rocco G, Stievano A, Iacorossi L, Anastasi G, Ferrara R, Marucci AR, Varrassi G, Giannarelli D, Latina R. The Usefulness of Virtual Reality in Symptom Management during Chemotherapy in Lung Cancer Patients: A Quasi-Experimental Study. Journal of Clinical Medicine. 2024; 13(15):4374. doi.org/10.3390/jcm13154374