La valutazione del dolore negli anziani con deterioramento cognitivo mediante l’impiego della scala PAINAD: studio osservazionale in due case residenza

RIASSUNTO
Obiettivo: indagare i fattori che hanno influenzato la gestione del dolore nei pazienti geriatrici con deficit cognitivo valutati con scala PAINAD.
Materiali e metodi: studio osservazionale retrospettivo condotto nel biennio 2014-15 attraverso la documentazione sanitaria degli ospiti di due strutture residenziali della Regione Emilia Romagna, Italia.
Risultati: un campione di 25 ospiti è stato reclutato per un totale di 152 schede PAINAD compilate.
Conclusione: nonostante la provata efficacia della PAINAD la gestione del dolore è ben lungi dall’essere risolta. Lo studio sottolinea la centralità dell’infermiere nella gestione del dolore, la necessità di percorsi formativi interdisciplinari e ipotizza la necessità di una rivisitazione della legislazione ai fine della miglioramento della qualità dell’assistenza infermieristica.

PAROLE CHIAVE: dolore cronico, dolore acuto, gestione del dolore, scale di valutazione del dolore, assistenza infermieristica.

Ricevuto: 17 marzo 2016
Accettato dopo revisione: 2 aprile 2016
Pain Nursing Magazine 2016; 5: 22-28
DOI: 10.19190/PNM2016.1ao22

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Soglia del dolore: i fattori che influenzano la percezione del dolore nel bambino

RIASSUNTO
Il dolore è il motivo più frequente per il quale le persone chiedono assistenza sanitaria. Durante questa revisione si è riscontrata in letteratura una mancanza di attenzione a trattare il dolore dei bambini. Molte sono le motivazioni, per esempio, ci sono credenze secondo le quali i bambini non provano dolore così intensamente come gli adulti, o che i bambini sono più resistenti al dolore. Questo articolo analizza i fattori che possono influenzare la percezione del dolore nel bambino. In letteratura vengono descritti diversi fattori come rilevanti sul determinismo della percezione di soglia del dolore: genere, età, mutazione del patrimonio genetico, variabili psicologiche, contesto socio-familiare, cultura ed etnicità.
Metodi: è stata condotta una revisione della letteratura utilizzando le banche dati di PubMed e Cinhal. La revisione ha studiato la letteratura prodotta e pubblicata tra il 2005 e il gennaio 2015. Sono stati ricercati articoli pertinenti su una popolazione pediatrica con età compresa tra 0 e 18 anni.
Risultati: dalle ricerche effettuate su entrambe le banche dati sono stati trovati 116 articoli (54 su PubMed e 69 su Cinhal) e sono stati selezionati 16 articoli. Inoltre, con la metodologia dello snow-balling, sono stati ottenuti 4 articoli, per un totale di 20 articoli. I fattori che determinano la percezione della soglia del dolore sono stati divisi nelle seguenti categorie: biologici, psicologici, sociali e culturali.
Conclusioni: sono diversi i fattori che influenzano la percezione del dolore nei bambini ed è necessario conoscerli e comprenderli per migliorare l’assistenza e personalizzarla. Necessitano altri studi in merito.
PAROLE CHIAVE: bambino, dolore acuto, dolore cronico, dolore pediatrico, famiglia, percezione del dolore, soglia del dolore,

Pain Nursing Magazine 2015;4: 73-84

RIcevuto: 7 aprile 2015
Ricevuta revisione: 16 maggio 2015
Accettato: 21 maggio 2015

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Sindrome del dolore cronico e neuropatico nell’anziano: basi fisiopatologiche e prospettive di terapia razionale

RIASSUNTO
Il dolore è tra i motivi che più frequentemente inducono il paziente anziano a rivolgersi al medico. Il dolore persistente nell’anziano è frequentemente associato a disabilità, malattie croniche, fragilità, ed altri problemi dell’invecchiamento. La gestione del dolore nell’anziano è tuttora ardua per la difficoltà di diagnosi, la carenza di studi clinici specifici, l’insufficienza di terapie efficaci e sicure.
Tra le terapie emergenti spiccano quelle mirate al controllo delle cellule non neuronali, come i mastociti e la microglia, la cui disregolazione è responsabile di alterazioni nella captazione ed elaborazione dei segnali del dolore. Tra queste, la palmitoiletanolamide, con un elevato rapporto efficacia/rischio, potrebbe essere la terapia d’elezione per la popolazione anziana la cui prevalenza aumenterà notevolmente nel prossimo futuro.

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La meditazione come opportunità terapeutica nel dolore cronico: esperienza personale in una popolazione thailandese residente in Italia

RIASSUNTO
Introduzione. La meditazione può e dovrebbe essere considerata un ausilio importante nell’approccio non-farmacologico della terapia del dolore cronico.
Scopo dello studio. Mettere a confronto meditanti esperti con meditanti non-esperti in relazione a quanto la pratica meditativa riesce a controllare il dolore cronico (DC).
Materiali e metodi. Soggetti: 78 soggetti (35 uomini, 43 donne; età media 45.2±17.6 anni, range 10-72), ma sono stati coinvolti nello studio solo i soggetti con età superiore a 30 anni: 60 soggetti (27 uomini, 33 donne; età media 54.1±10.4 anni, range 31-72). Tra i soggetti studiati 28 (46.6%; 12 uomini, 16 donne; età media 53.2±8.6 anni, range 48-67) riferivano di avere dolore cronico, 16 dei quali hanno dichiarato di soffrire di lombalgia cronica e 12 hanno dichiarato di soffrire di osteoartrosi alle ginocchia. I soggetti con dolore cronico sono stati suddivisi in 2 gruppi: meditanti esperti (ME, con pratica di oltre 10 anni, in grado di praticare meditazione, in ogni singola seduta di pratica, per un periodo compreso fra 40 e 60 minuti); meditanti non esperti (MNE, con pratica inferiore a 3 anni, in grado di praticare meditazione, in ogni singola seduta di pratica, per non più di 20 minuti).
Risultati. Nei 28 soggetti con DC, la valutazione media del DC è risultata pari a 5.1±1.8. Dopo 5 giorni consecutivi di pratica, i ME riferivano una riduzione significativa (p<0.01) del dolore (VAS 3.0±0.5) rispetto alla valutazione basale, mentre i MNE riferivano solo una modesta riduzione del dolore (VAS 4.4±0.4) che non è risultata significativa. Non raggiungeva la significatività il confronto fra i 2 gruppi. Discussione. Il risultato ottenuto dal confronto tra i due gruppi di non è statisticamente significativo e ciò può essere dovuto al fatto che il numero dei soggetti osservati è modesto. Quindi più tempo si dedica alla meditazione e più significativi saranno i risultati ma alcuni miglioramenti si hanno già a partire dall’utilizzo di questa pratica sin dalle prime sedute. Parole chiave: dolore cronico, meditazione

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Meditazione e dolore

RIASSUNTO
Negli ultimi 30 anni una ricerca considerevole ha esaminato gli effetti psicologici e fisiologici della meditazione e delle pratiche meditative, di cui se ne dispongono un’ampia varietà per le cure della salute. Esiste da secoli una forma di meditazione alquanto semplice ma piuttosto efficace che si chiama Mindfulness, che possiamo tradurre in italiano con il termine “consapevolezza”. Questa pratica si basa sulla consapevolezza del momento presente, dell’essere “qui ed ora”. Un modo semplice di prendere coscienza di sè e di quanto avviene non solo intorno a noi ma soprattutto dentro di noi. Molti studi ne hanno attestato la validità ma sono ancora molti gli scienziati che si dedicano alla scoperta di nuove applicazioni riguardo la “Mindfulness”. Il lavoro propone una rassegna degli studi più significativi.
Parole chiave: meditazione, mindfulness

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